mercoledì 9 giugno 2010

franco cordelli

http://archiviostorico.corriere.it/2007/agosto/21/Alfredo_Giuliani_avanguardista_leopardiano_co_9_070821093.shtml

PERSONAGGI Scomparso ieri, a 83 anni, il poeta e critico letterario

Alfredo Giuliani, avanguardista e leopardiano

Alfredo Giuliani, scomparso ieri, è la persona più elegante che abbia conosciuto. Nella sua eleganza vivevano simultaneamente la passione e il distacco, distacco fino alla negligenza, fino al disinteresse (per se stesso, per la propria sorte), fino alla santità. Sì, santità. Nel poeta Giuliani scorgevo, come oggi può darsi una simile condizione, un filo di laica santità. Era bello sentire la sua rabbia, ed era bello che la rabbia si mutasse nel furore con cui si scacciano i mercanti dal tempio. Ma più bello ancora era cogliere nel suo discorso quella inconfondibile e finale alzata di spalle, il contrario del cinismo, lo stato d' animo che sopraggiunge quando si ha pazienza, quando la poesia che si scrive altro non è che il processo di una lenta combustione: il fuoco cova sotto la cenere, è lì, può scoccare la scintilla da un momento all' altro, basta aspettare, basta non aver perso la fede, non credere che il fuoco sia spento, o si stia spegnendo. In termini di storia culturale, Giuliani ha vissuto tre vite, in tutte eccellendo. Scrisse anche un breve romanzo, Il giovane Max del 1972, che ebbi l' impudenza di trattare come un evento irrilevante. Non capivo che si trattava di un capitolo, in prosa, del suo essere poeta. Prima di tutto è stato appunto un poeta, di pochi libri, tutti cruciali. L' ultimo, il più bello, Poetrix Bazaar, è del 2003. Così ne diceva lui stesso: «Un po' di metafisica, un po' di etica, un po' di rabbia politica, un po' di gioco, insomma un bazaar, come dice il veridico titolo. Ah, il realismo!». A proposito di realismo, inutile dire che fu il campo di battaglia della sua vita, come per ogni poeta consapevole della propria maturità e, dunque, della propria stessa immaturità, sua permanente condizione. Quella battaglia si consumò sull' interpretazione del termine realismo. Nel 1961, quando uscì la ristampa einaudiana dell' antologia I Novissimi con la sua celebre Introduzione («Scopo della ' vera contemporanea poesia' , annotò Leopardi nel 1829, è di accrescere la vitalità»), il realismo da Giuliani proposto, benché classico, che si rifaceva ai classici, addirittura a Leopardi, era più elaborato, o più complesso, di quanto non proponesse la poesia italiana dei tardi anni Cinquanta. Il realismo di Giuliani partiva da Leopardi e, in misura maggiore, come da lui stesso più volte detto, da Rimbaud («Quando lessi i Lirici nuovi di Luciano Anceschi, gran parte di quella poesia mi parve tanto eccitante che potei collegarla al Rimbaud letto fortunosamente tra ginnasio e liceo, e rimasto irrelato in una specie di memoria tropicale»). Ma da Povera Juliet del 1965 a Poetrix Bazaar, essendo passato per Palazzeschi e per Ungaretti, per Campana e per Emily Dickinson (una delle sue frasi-stemma veniva dalla Dickinson: «Portatemi il tramonto in una tazza»), il realismo di Giuliani si tramuta alchemicamente in una metafisica ghignante. La sua saggezza, cioè, appunto, il suo realismo, appare mascherata di molteplici sonorità, tutte tra loro contigue, una derisoria, una sfottitoria, un' altra sarcastica. Essenzialmente Giuliani era un filosofo, amava Eraclito, era uno di quei romani che volentieri risalgono alle origini greche: ed era così romano, benché nato a Pesaro (nel 1924), che mai avrebbe permesso di evocare il nome del filosofo in modo diretto, spudorato. Eraclito? No, il badante di Eraclito! Ecco cosa noi possiamo essere, questa la nostra maggiore ambizione. Ho accennato a tre vite. La seconda fu quella di combattente, che lo portò sulle barricate della neo avanguardia. La terza fu quella di saggista: nelle sue raccolte, Immagini e maniere, Le droghe di Marsiglia, Autunno del Novecento, una vita (una prosa) così ricca e così svagata, così puntigliosa e così morbida, da risultare indimenticabile, una delle maggiori del tardo XX secolo.

Cordelli Franco

Nessun commento:

Posta un commento