“..quello che fu un momento di svolta nella cultura artistica del nostro Paese, un decennio di ricerche d’avanguardia che ha avuto nella scena creativa romana e milanese degli Anni Sessanta il proprio epicentro. In quegli anni, infatti, Roma e Milano erano grandi città-laboratorio, dove la vitalità di una società in rapida evoluzione economica e culturale trovava la sua espressione visiva in una scena artistica creativa, dinamica e in grado di recepire e offrire progetti di valenza internazionale, - gallerie, occasioni promosse dalle istituzioni pubbliche, proposte dei nuovi gruppi sperimentali attivi in quegli anni, tra quadri e sculture, passando dalla tabula rasa del monocromo alla sperimentazione optical e cinetica, dal Nouveau Réalisme alla Pop Art.
Dopo il 1945, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia comincia a risvegliarsi dal ventennio fascista. L’intero Paese da una parte continua a patire le conseguenze delle distruzioni causate dalla guerra e dall’altra comincia ad assaporare gli agi del benessere che avrebbero da lì a poco portato al boom economico. Il “miracolo economico” dovuto ai profondi rivolgimenti vedrà il suo apice proprio tra il 1958 e il 1963. In questi anni Roma vive una esaltante stagione in cui la cultura di massa incide non solo nel contesto socio-culturale, ma anche in quello urbanistico e relativo ai codici della creatività e della comunicazione contemporanea. Milano invece - dove tutto era più estremo ed evidente - diventa la città che incarna dai tempi del Futurismo di inizio secolo i valori della modernità.
Mentre Roma implode artisticamente diventando centro propulsivo della scena artistica nazionale, Milano è vista come il centro dell’Avanguardia Internazionale in cui prendono forma movimenti e tendenze.
Poli di una creatività antagonista e complementare, le due città si ritrovano negli anni sessanta protagoniste di quella civiltà dell’immagine destinata a determinare il futuro.
È proprio in questi anni che operano e si sviluppano alcune importanti gallerie d’arte: a Milano la Galleria Apollinaire di Guido Le Noci, il Salone Annunciata di Carlo Grossetti, la Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti, la Galleria Blu di Peppino Palazzoli, la Galleria Milano di Carla Pellegrini, lo Studio Marconi e la Galleria del Naviglio di Carlo e Renato Cardazzo (che tra 1955 e 1960 hanno avuto come loro sede romana la Galleria Selecta). Nella capitale operano già altre note gallerie come L’Obelisco di Irene Brin e Gaspero del Corso, La Tartaruga di Plinio De Martiis, La Salita di Gian Tommaso Liverani, L’Attico di Bruno e poi Fabio Sargentini.
Una particolare attenzione sarà dedicata in mostra all’attività dello Studio Marconi come uno dei principali centri di innovazione dell’epoca: inaugurato nel 1965 a Milano da Giorgio Marconi, lo Studio infatti era uno dei luoghi d’incontro prediletti dalle personalità artistiche e culturali di spicco di quegli anni.
Dopo il 1945, con la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia comincia a risvegliarsi dal ventennio fascista. L’intero Paese da una parte continua a patire le conseguenze delle distruzioni causate dalla guerra e dall’altra comincia ad assaporare gli agi del benessere che avrebbero da lì a poco portato al boom economico. Il “miracolo economico” dovuto ai profondi rivolgimenti vedrà il suo apice proprio tra il 1958 e il 1963. In questi anni Roma vive una esaltante stagione in cui la cultura di massa incide non solo nel contesto socio-culturale, ma anche in quello urbanistico e relativo ai codici della creatività e della comunicazione contemporanea. Milano invece - dove tutto era più estremo ed evidente - diventa la città che incarna dai tempi del Futurismo di inizio secolo i valori della modernità.
Mentre Roma implode artisticamente diventando centro propulsivo della scena artistica nazionale, Milano è vista come il centro dell’Avanguardia Internazionale in cui prendono forma movimenti e tendenze.
Poli di una creatività antagonista e complementare, le due città si ritrovano negli anni sessanta protagoniste di quella civiltà dell’immagine destinata a determinare il futuro.
È proprio in questi anni che operano e si sviluppano alcune importanti gallerie d’arte: a Milano la Galleria Apollinaire di Guido Le Noci, il Salone Annunciata di Carlo Grossetti, la Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti, la Galleria Blu di Peppino Palazzoli, la Galleria Milano di Carla Pellegrini, lo Studio Marconi e la Galleria del Naviglio di Carlo e Renato Cardazzo (che tra 1955 e 1960 hanno avuto come loro sede romana la Galleria Selecta). Nella capitale operano già altre note gallerie come L’Obelisco di Irene Brin e Gaspero del Corso, La Tartaruga di Plinio De Martiis, La Salita di Gian Tommaso Liverani, L’Attico di Bruno e poi Fabio Sargentini.
Una particolare attenzione sarà dedicata in mostra all’attività dello Studio Marconi come uno dei principali centri di innovazione dell’epoca: inaugurato nel 1965 a Milano da Giorgio Marconi, lo Studio infatti era uno dei luoghi d’incontro prediletti dalle personalità artistiche e culturali di spicco di quegli anni.
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